28 aprile 2002

Desiderio
Desiderio primo, che voi amiate
e che amando siate amati.

E che dimentichiate facilmente,
e dimenticando non serbiate rancori.


Desidero anche che abbiate amici,
che nel dolore e nelle traversie
siano coraggiosi e fedeli
e sui quali voi possiate confidare senza dubitare.

E perchè la vita è così,
desidero anche che voi abbiate nemici;
non molti, non pochi
e che tra di loro ce ne sia perlomeno uno giusto
cosicchè mai vi sentiate troppo sicuri.

Desidero anche che voi siate tolleranti
non con quelli che sbagliano poco, perchè così è facile,
ma con quelli che sbagliano tanto ed irrimediabilmente,
e che facendo buon uso di questa tolleranza
voi serviate di esempio agli altri.

Desidero che voi da giovani
non maturiate troppo in fretta
e che da adulti non insistiate a ringiovanire
e che da vecchi non vi sentiate disperati.
Perchè ogni età ha il suo piacere e il suo dolore
e bisogna lasciare che essi scorrano dentro di noi.

Desidero anche che voi piantiate un seme
per minuscolo che sia,
e che lo accudiate nella crescita
perchè voi sappiate di quante vite
è fatto un albero.

Desidero infine che voi essendo uomini
abbiate una donna buona
e che essendo donne
abbiate un uomo buono
e che vi amiate oggi, domani e nei giorni che seguono
e che quando vi sentirete esausti, sorridenti
abbiate ancora amore per ricominciare.


E se tutto questo può accadere
non avrò altro da desiderare.

27 aprile 2002

Piove, piove. Scrivi, scrivi.
Tuona, tuona. Pensa, pensa.
Tirata giu' dal letto alle cinque di mattina, sono ancora rintontolita. Poi si sa che sono meteropatica (o metereopatica?) e ho una faccia orribile. Ci vuole una doccia di quelle da getto freddo sul viso per almeno dieci minuti. Oppure un bel caffe'.
Opto per il secondo.

26 aprile 2002

Accendino, sigaretta, voluta di fumo. Sto pascendo il mio futuro cancro al polmone.
Ho avuto in questi giorni un paio di intuizioni geniali. Hai presente quando ti si accende la lampadina, ti dai una pacca sulla fronte e dici:"Ma certo! Era cosi' semplice, come ho fatto a non pensarci prima?", ma subito dopo -click- buio totale. Il mio unico neurone si rifiuta di riprendere contatto. A volte mi capita di sognare sogni chiarificatori, limpidi, che ripercorrono tutto il cerchio dall'inizio alla fine e di vivere il dormiveglia in uno stato di completa comprensione. E poi pufffff... tutto svanisce.
Dov'e' il bandolo della matassa? Dov'e' sempre, di solito: proprio sotto il tuo naso e sei tu che non lo vedi.

Mio figlio di la' sta ridendo. E' da quando e' nato che ride. Anche lui ha i suoi giorni no, come tutti, ma si possono contare sulle dita di una mano. Ne sono orgogliosa.
Oggi siamo andati a comprargli un berretto. Ne ha scelto uno con la visiera che gli fa una deliziosa faccina da monello. Dopo di noi e' entrato nel negozio un altro bimbetto un po' piu' grande che non ne voleva sapere assolutamente di mettersi un berretto. Piagnucolava e faceva "Ahi!" ogni volta che il babbo gliene provava uno. E Gioele si pavoneggiava in giro col suo da scugnizzo, lo levava, lo rimetteva, intanto seguiva la conversazione tra il bimbo, il babbo, la mamma, la commessa del negozio.
Ad un certo punto ha fatto due passi incerti verso l'altro bimbo, si e' tolto il berretto e gliel'ha offerto con un sorriso e uno dei suoi irresistibili "GU?!?".

Offrimi il tuo berretto.

24 aprile 2002

Son tornata.
Ormai sono abituata/rassegnata a questo ciclotimico up and down.
Passera', cara amica, passera'.
Il lavoro mi ha assorbito quasi completamente e ho poco da raccontare. Mattinata all'insegna dello zucchero e miele, passata in compagnia del mio piccolo uomo. Dieci minuti dopo averlo lasciato mi son sorpresa a coccolare una bimba, gia' in crisi d'astinenza dei suoi baci. Mi sono rifatta abbondantemente tornando a casa.

A dire il vero ho un paio di cose su cui riflettere...

20 aprile 2002

L'ho cantata anche io, l'abbiamo cantata anche noi.
E anche Gioele, che "ciao" e' una delle poche parole che dice, ha cantato insieme a noi improvvisando uno dei suoi balletti.
Mi e' sembrato di tornare a respirare, ieri sera. Come se fossi stata troppo tempo in apnea. Una boccata di ossigeno che quasi mi ha fatto girare la testa.

E poi tante sensazioni una dietro l'altra. Rabbia, emozione, allegria, solidarieta', paura, nostalgia.
Ma e' bello (ri)trovare la certezza di sapere da che parte stare. Che non e' soltanto una scelta a priori, ma ti viene dal cuore, dalle viscere.
E sai che e' cosi', sei consapevole che e' come un richiamo ancestrale a cui rispondi, in cui ti riconosci, di cui sai di far parte.
E basta.

18 aprile 2002

In fondo e' stato facile. Seduti al tavolino di un bar, in un momento qualunque, dirti chiaro e tondo cosa mi ha fatto incazzare. Giusto o sbagliato che fosse prendersela cosi', riepilogare con chiarezza e calma cosa non consideravo giusto nei miei confronti.
Hai risposto semplicemente:"Hai ragione".
Pensavo peggio.

Ho passato gli ultimi giorni con il cervello completamente in tilt. E' rispuntato fuori il mio modo disordinato di vivere, che aggiunge caos a caos fino a far scoppiare le cose e le persone. Questa volta pero' l'ho riconosciuto, anche se non sono riuscita a fermarmi. E' un passo avanti. Preludio dell'arrivo del caos e' stato un florilegio di parole e pensieri finche' la mia voce ha cominciato a stancarmi. E sono rimasta zitta. Zitta con te, zitta con me, zitta zitta zitta. Con il silenzio e' tornata un po' di quiete e la chiarezza che mi ha aiutato a parlarti. Ora pero' voglio lesinare le parole, perche' non diventino di nuovo un tuono che mi assorda.
E' fin troppo facile per me confondere le acque e poi lamentarmi del fatto che non vedo un accidente.

Sedimentiamo, direbbe una vecchia amica.

15 aprile 2002

Ctrl+Alt+Canc
In questo odioso fine settimana, con la pioggia fuori che lava le persiane, un continuo ormai insopportabile pisciolio d'acqua e ore vuote una dentro l'altra senza soluzione di continuita', mi domando se sia davvero questo il migliore dei mondi possibili.

"Il dolore e' una cosa strana. [...]E' reale. E quelli che ti guardano pensano che hai l'aria stupida. Come se fossi improvvisamente diventato scemo. Non c'e' rimedio per il dolore a meno di conoscere qualcuno che capisca come ti senti e sappia cosa fare."

Meglio dormirci sopra.

14 aprile 2002

Stasera fuori a cena. Tutti e tre. Mancavano i due pelosi a quattro zampe. Gioele e' stato delizioso.
Anche noi.

12 aprile 2002

Dice
Dice che da quello che scrivo non traspaiono emozioni. Le emozioni dove sono eh? Dice che gli ho portato un foglio asettico, scritto al computer, ben impaginato senza cancellazioni. Spiegagli che non puoi vederle le revisioni. Spiegagli che non puoi vederle perche' non ce ne sono. Spiegagli che se mi va scrivo. Se non mi va no. Ma se mi va non ho bisogno della gomma da cancellare perche' divento il foglio. Anzi divento lo schermo. Anzi diventa tutt'uno schermo dita tastiera e pensieri. Chiedigli se lui quando pensa si corregge. O segue il ritmo. Chiedigli se lui ce l'ha un ritmo.
E' tutto fermo. Sospeso. Tutti zitti in silenzio. Niente battere di tasti, niente ronzio di sottofondo. Un respiro e apro gli occhi. Buio. Silenzio e buio. Ecco che ricomincia.
Battito veloce del cuore. Mi scopro e mi alzo. Freddo. E buio. E silenzio. Aspetto.
Questo vuoto nel cuore mi trascina di nuovo giu'. A volte mi chiedo se riusciro' mai a riempirlo, se imparero' mai a bastarmi.
Pioggia che lava i sogni, che riempie i fiumi. Freddo che fa venire i brividi tanto e' freddo e cattivo. E pioggia, ancora pioggia. E scritte che sbavano pioggia acida. Acido tu. No, acida tu.
Senti me lo fai un favore? No.
Vaffanculo lo stesso.
PIOVEEEEEEEEEEEEEE!
E ho detto tutto.

11 aprile 2002

La ragnatela
L'ho scoperta.
Fili di pensieri che si intrecciano, uno via l'altro. Si incontrano, comunicano a loro modo, si prendono a braccetto e intrecciano un cammino. Breve. Lineare. Complesso. Veloce. Intuitivo.
Si influenzano, si scoprono, si scorgono. Un lampo, un bit, una parola.
Quel che risulta e' una complessa, intricata, luminescente ragnatela.

Blog: e' questo il web, la ragnatela, anche se non ho una gran passione per i ragni.
C'e' qualcuno che mi aiuta a trovare un paragone piu' azzeccato?
Buona giornata, pioggia permettendo.

10 aprile 2002

Senza commenti
Rateyourmusic non attraversa un bel periodo: accessi chiusi a nuovi utenti, stasera e' down.
Niente commenti per oggi, vediamo se si ripiglia.
Tocca leggere. Al limite scrivere.
O cliccare su un altro blog alla velocita' della luce.

A parte questo e' una serataccia.

09 aprile 2002

Cose cosi'
Fuori piove, giornata grigia come a Firenze sanno essere solo le giornate di ottobre, quando l'Arno che si ingrossa si avvicina ai ponti, lambisce gli argini, possente, consapevole della sua forza, presente nei pensieri di ognuno di noi.

Dentro e' caldo, giornata buia ma a tratti illuminata da piccole soddisfazioni quotidiane. Un layout che ti soddisfa, un sorriso, un'amatriciana riuscita a dovere, due cani che corrono in giardino e rientrano inzuppando ogni cosa.
Felici.

Cose cosi', niente di che.
A volte basta poco, cosi' poco che non te ne accorgi.
Quasi.

E tu, come stai?

08 aprile 2002

Sottigliezze
Lei: Va bene mi sono sbagliata, che tu non sbagli mai?
Lui: Ti ho sposata.

Telepatia?
Barbara - ignara del mio post odierno, anche xche' non sa che ho un blog - mi forwarda:

"Siamo convinti che la nostra vita sarà migliore quando saremo sposati, quando avremo un primo figlio o un secondo. Poi ci sentiamo frustrati perché i nostri figli sono troppo piccoli per questo o quello, e pensiamo che le cose andranno meglio quando saranno cresciuti. In seguito siamo esasperati per il loro comportamento da adolescenti. Siamo convinti che saremo più felici quando avranno superato questa età.

Pensiamo di sentirci meglio quando il nostro partner avrà risolto i suoi problemi, quando cambieremo l'auto, quando faremo delle vacanze meravigliose, quando non saremo più costretti a lavorare.

Ma se non conduciamo una vita piena e felice ora, quando lo faremo? Dovrete sempre affrontare delle difficoltà di qualsiasi genere.Tanto vale accettare questa realtà e decidere di essere felici, qualunque cosa accada.

Una delle mie citazioni preferite ha per autore Alfred Souza:"Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da superare strada facendo, qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora del tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata.
Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita".

Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c'è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è il mezzo. Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno.

E allora smettete di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 kg, di prendere 5 kg, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smettete di aspettare la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno.

Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidete che non c'è momento migliore per essere felici che il momento presente.
La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio.

Lavorate come se non aveste bisogno di soldi.
Amate come se non doveste mai soffrire.
Ballate come se nessuno vi guardasse."
Vabe' lo dico.
Ho la tendenza a rimandare a domani.
Domani smetto di fumare.
Domani mi metto a dieta (questa e' datata ma dieci chili fa lo decidevo ogni sera).
Domani finisco quel lavoro.
Domani/dopo/fra un'ora faccio quella telefonata.

Un po' come se domani avesse un potere magico che non ha l'oggi.
Il fatto e' che il tempo stringe e mi accorgo che non e' infinito.
Non posso continuare a pensare a quello che faro' "domani". Non e' vero che domani staro' bene e usciro' con Gioele. La mia vita e' che sto da cani ed esco ugualmente con Gioele, soffrendo ad ogni passo, schiarendomi la vista, ma infilando un passo dietro l'altro stringendo i denti.
E' l'unico modo, l'unica via. Invece vorrei prendere tempo, riposarmi. Ma sono troppi anni che mi "riposo", che sono in pausa dalla vita.
Che mi autotutelo sfracellandomi ogni volta contro un muro di problemi rimandati.

Ok, e' deciso: domani smetto di rimandare.
Appunto.

06 aprile 2002

Radio Freccia
Buonanotte.
Qui e' Radio Raptus e io sono Benassi, Ivan. Forse li' c'e' qualcuno che non dorme... beh che ci siate o no, io c'ho una cosa da dire: oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui... lui e' uno di quelli bravi a credere a quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se non credi in certe cose non credi in niente. Beh... non e' vero. Anche io credo...

Credo alle rovesciate di Bonimba e ai ritmi di Kate Richards...
credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese...
credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere un padre e una madre decenti con lui almeno finchè non si sta in piedi...
credo che un Inter come quella di Corso Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne siano altre belle in maniera diversa...
credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro dobbiamo fare i conti con quello che c'è qua...
e allora credo che prima o poi crederò in qualche dio...
credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000 al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente le cose cambieranno...
credo che c'ho un buco grosso dentro... ma anche che il rock'n'roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici... beh ogni tanto questo buco me lo riempiono!

credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddie Merx...

credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perchè comunque non puoi sapere un cazzo della vita degli altri..
credo che per credere, in certi momenti, ti serve molto energia.

Deja vu
Silenzio
Ora dorme.
Ora dormono.
Lui, il piccolo, la cagnolina e il cane grosso.

-flash*back-
a nanna a mezzanotte
si sveglia alle tre
mi alzo alle quattro
si riaddormenta alle cinque e mezza
mentre bloggo si fan le sei e mezza
lo metto a letto e si risveglia
ci addormentiamo alle sette e mezza
alle otto e un quarto era gia' pronto per giocare


Ho sonno. Fuori piove. Litigata mattutina per accudire il piccolo.
Ho perso io: due ore di sonno in piu' valgono bene un vaffanculo.
Il weekend si preannuncia di merda, grazie.
Metto su un altro caffe'.
Silenzio
Ora dorme.
Ora dormono.
Lui, il piccolo, la cagnolina e il cane grosso.
Solita notte agitata.
Persa pazienza.
Blog veloce da aggiornare a quest'ora.
Ora ho sonno.
Ora dormo.

05 aprile 2002

Ricordare o dimenticare?
Una volta dicevo che l’unico ricordo che avevo di mio padre era di una notte a Milano.
Evidentemente non dormivo, oppure chiamavo la mamma, fatto sta che ricordo benissimo che mi prese dal lettino e mi urlo’:”Vuoi la mamma? Vuoi la mamma? Eccotela!” poi mi scrollo’ ben bene e mi butto’ sul lettone tra le braccia di mia madre.

Pero’ e’ vero che ricordo anche quando mi teneva in braccio sulla poltrona in soggiorno e mi faceva il gioco del pollice tagliato a mezzo. E anche che mi leggeva Pinocchio.
Lui stesso anni dopo mi aiuto’ a ricordare che andavamo sempre in giro per la campagna cantando “Azzurro”.
Della casa di Milano in cui ho abitato fino ai tre anni ricordo tutto. La disposizione dei mobili, il giro delle stanze, la scala di ferro che portava in giardino.

E poi gli amichetti che da un giorno all’altro la loro mamma non ha piu’ fatto scendere a giocare con me e non capivo il perche’.
Mi sembra fossero due fratelli, un maschio e una femmina. Me li ricordo affacciati al balcone al piano di sopra mentre li chiamavo a giocare e la mamma che li faceva rientrare in casa.
Che sia stato perche’ i miei si stavano separando?
Boh…

Poi ricordo la f o n t a n a. Una bellissima fontana con le luci colorate cangianti davanti ad un albergo. E ricordo che la sera c’era sempre la macchina da portare in garage e io spesso chiedevo di scendere con mia madre. Ricordo una sonora capocciata che diedi una di quelle sere contro il cruscotto perche’ non stavo a sedere per bene e il “ben ti sta!” di mia madre a cui segui’ come al solito un ceffone.

E l’appellativo di “zozza al cubo” che mi terrorizzava (cercavo di immaginarmi questo cubo e non capivo bene cosa fosse), quando non riuscivo a dire per tempo che mi scappava la pipi'. E quella volta che mi scoprirono mangiare la pappa dei cani. Avevo il compito di portare la minestra avanzata ai cani e io adoravo prendere in mano i maccheroni e mangiarli cosi’. Una tragedia. Anche perche’ a tavola non mangiavo. Probabilmente se succedesse a me ora con Gioele glielo lascerei fare.
Poi la tata che mi faceva assaggiare gli spaghetti per sentire se erano cotti facendomeli calare in bocca dall’alto e mio padre che si incazzava come una bestia per questo.
Son ben s t r a n i i genitori a volte.

Poi ricordo le canzoni. Ciccio ciccio e Ti tirano le pietre e Vengo anch’io. Terribili. Mi facevano venire un magone… E la radio da cui le ascoltavo ce l’ho ancora, qui a casa a Firenze. Una Concertino di legno. Funziona ancora.

Ricordo la stanza dei miei fratelli e Franco che mi da gli omogeneizzati e le tre palline colorate che facevo girare mentre ero seduta sul seggiolone. E una volta che mi cacciarono da tavola e mi spedirono nella stanza di Sandro e dal gran piangere persi sangue dal naso e gli imbrattai tutto il copriletto.

Poi c’e’ un salto e i ricordi si trasferiscono in campagna. Mi ricordo che temevo di aver scordato qualcosa a Milano e allora mi immaginavo di essere come T i r a m o l l a, allungavo un braccio fino alla casa di Milano, entravo da una finestra e mi prendevo quel che avevo dimenticato.
Cosa fosse pero’ non ricordo.

Tutto il periodo antecedente la scuola elementare e' stato molto divertente. C’erano tanti bambini figli delle persone che erano in affitto nelle case vicine a quella padronale. Mi ricordo le corse sull’aia, i pomeriggi passati sulle montagne di mele, gli odori, le corse in mezzo alla campagna. La capretta Chicca che era dolce come un cagnolino e le avevo insegnato a salirmi sulle spalle quando stavo in ginocchio, cosi’ arrivava meglio alle foglioline del glicine in giardino. Ricordo Charlie, suo figlio e quanto belava la Chicca mettendolo al mondo. Poi ricordo il piacere sadico con cui stavo a guardare mentre ripulivano i polli dalle interiora o macellavano i conigli, oppure il maiale d’inverno.

E il rumore silenzioso della neve sotto i piedi e quanto era bello l’albero di natale con tutte le luci colorate che si accendevano e si spegnevano e i regali che apparivano d’incanto. Mi ricordo un po’ piu’ grande di una sera che feci finta per un paio di volte di non averli visti per pregustare meglio il momento in cui li avrei aperti.
Ma non erano mai quello che avevo chiesto, sempre una versione un po’ diversa, un po’ meno costosa oppure di piu’, ma io finivo sempre per restare delusa.

04 aprile 2002

Sia chiaro
Non l'ho detto, non l'ho detto, NON L'HO DETTO!
Di passaggio...
Bene, adesso ci sono anche io.
E con questo post le cose inutili diventano due!

03 aprile 2002

La palla
Ci sono delle cose che Gioele non puo' fare. Poche, ma il no e' categorico.
A parte quelle relative alla sua incolumita', non voglio che razzoli intorno alle ciotole dei cani.
E allora finisce che il suo giochino del momento (un cubo di stoffa, una palla, qualsiasi cosa abbia per le mani), rotola sempre precisamente vicino alle ciotole.
Lui si ferma, si volta, mi guarda, sorride e allarga le manine, come per dire:"Non e' colpa mia, vedi, devo per forza andare li' a prendere il mio gioco" :-)

Ci sono delle cose che anche io non posso fare.
Eppure, in qualche modo, anche la mia palla finisce sempre per rotolare li' vicino.

02 aprile 2002

Navigando
Ho scritto a Fabrizio.
Insomma navigo navigo e mi rifaccio un po' gli occhi e la mente.
Era da parecchio che non mi divertivo cosi'. Ho rimesso mano all'HTML oggi dopo tantissimo tempo.
Il bimbetto strilla di la' e tra poco la tata se ne va.
Mi leggo altre due o tre pagine e poi ritorno in real-life mode.
Zapping
Ieri sera facevo un po' di zapping con l'audio sottozero, di fianco a mio figlio che dormiva.
Mi sono fermata (e ho alzato un pochino l'audio) ad ascoltare Bocelli. Mentre cantava ad un tratto ha aperto gli occhi e io ho razionalizzato una
serie di pensieri che mi girano in testa da qualche tempo.
Gioele.Nato con un piedino un po' storto alla fine di dicembre del 2000.
Ho sempre avuto un rapporto strano con quel piedino. Non l'ho mai visto "menomato" forse perche' ho saputo fin da subito che (recidive a parte) era curabile, ma il primo pensiero che mi e' saltato in mente quando gli hanno tolto il gesso e' stato:"Ora finalmente la smetteranno di guardare il suo gessetto".

Quando e' nato ho detto "Se fosse nato cento anni fa sarebbe rimasto storpio". Mio marito mi ha corretto "Se fosse nato oggi, qualche migliaio di chilometri piu' a sud o piu' ad est sarebbe storpio. E' un bambino fortunato".

E' vero, e' un bambino fortunato e io sono una mamma fortunata.

Forse per questo anche il suo piedino tutto rinvoltolato e' sempre stato normale per me. Certo, ho avuto fretta che migliorasse, non vedo l'ora di vederlo correre... ma porca miseria, come dev'essere per una madre guardare negli occhi un figlio che non ti vede?
Oppure l'amore a volte - magari non tutti i giorni, non sempre - ma, a volte, te lo fa vedere "normale" lo stesso?

Prima di trasferirmi a Firenze per amore, ho lavorato per anni coi ragazzi handicappati e vedevo quanto fosse difficile per una madre affrontare ogni nuovo giorno.
Eppure, non ho mai visto a volte - magari non tutti i giorni, non sempre - ma, a volte, madri cosi' orgogliose e tigri protettive e allo stesso tempo felici di ogni piccolo passo verso l'indipendenza dei loro figli.

Forse dovevo diventare madre per capire appieno cosa passa nei loro cuori.

Vorrei non scordarmi mai del piedino di Gioele o degli occhi di Bocelli.

01 aprile 2002

La domanda
Perche' uno fa figli?
Perche' e' progettato biologicamente per farlo.
Punto.

Se sei particolarmente romantica cadi poi nel mito della Gravidanza con la G maiuscola: "quel periodo meraviglioso in cui mamma e figlio stringono il loro primo legame d'amore" leggi sui libri. Ma chi? Ma dove? Ma quando?
Si', e' vero essere incinta ti da un sacco di vantaggi (ad esempio al supermercato c'e' la cassa per invalidi e donne incinte e puoi saltare la fila, se vai al pronto soccorso entri per prima, per strada ti danno la precedenza e al bar ti fanno sedere), ma assolutamente NON e' questa stronzata romantica che ti rifilano.
Prima di tutto stai una settimana si e tre no a fare esami ("Signora la gravidanza non e' una malattia" e sei controllata peggio di un astronauta). Poi hai sti cazzo di ormoni che ti fanno piangere in continuazione e ti senti incompresa da tutto e da tutti. Poi le nausee che se hai fortuna al terzo mese magicamente spariscono, ma anche no.
Ecco, forse il periodo migliore e' il sesto mese. Hai gia' abbastanza pancia e la gente non pensa piu' "Mamma mia com'e' ingrassata!", non hai piu' nausee, non sei troppo balena e riesci ancora a muoverti senza sembrare una tartaruga rovesciata ogni volta che ti devi alzare dal divano.
Passato il sesto entri nel settimo, da un lato ti tranquillizzi perche' ormai sai gia' che non e' down, che ha tutti i braccini, che cresce bene e che se nasce ha ottime probabilita' di sopravvivere. Nasce? Nascita? Parto? PARTO? Io dovro' partorire? Con dolore? Chi? Io????
E ti fai gli ultimi tre mesi in cui smetti di dormire perche' tanto non trovi piu' una posizione perche' la pancia ti schiaccia e comunque sia cadi in un vortice di tremende fantasie sulle complicanze da parto.
Un incubo.

Poi soffri le pene dell'inferno per tirarlo fuori quel coso che ti ha massacrato polmoni, stomaco e costole nell'ultimo mese con le sue capriole.
Non c'e' santi, e' vero che ci sono alcune fortunate che lo scodellano in mezz'ora e tu ti illudi che sarai una di queste, ma la vita e' crudele si sa e stai li' almeno 8 ore a cercare di sopravvivere pensando che tra un po' lo stringerai fra le braccia e allo stesso tempo sperando che il momento avvenga piu' tardi possibile perche' POI non ce n'e' piu' per nessuno.
Dopo lui/lei C'E'!

Porca vacca pero'... pero' poi c'e' davvero.
E sei fregata.
Innanzitutto perche' la natura e' bastarda e dopo che hai urlato di tirartelo fuori da li' in qualsiasi modo... SPLOP! esce.
Esce e passa tutto. Basta dolore, immediatamente, passa.
E non e' che non te lo ricordi, ma gia' questa magia comincia a riappacificarti col mondo e ti permette di non pestacchiare quel coso urlante che hai appena sploppato fuori, ma anzi! Ti commuovi te lo annusi, te lo abbracci sporco e schifosino com'e' appoggiato sul tuo ex-pancione.
E davvero questo e' il momento in cui ti rendi conto che ha vinto lui: ti innamori.
Ho letto tante volte sui manuali di "amore incondizionato" dicendo che roba e'? Si mangia?
In un certo senso si', non si mastica ma ti nutre. Ed e' un sentimento UNICO, che non proverai mai piu' per nessuno.
E' l'amore piu' travolgente e piu' puro e piu' magico e piu' bello che abbia mai provato.
Nonostante tutto.

Anche quando lo schiacceresti contro il muro perche' e' la terza volta che si sveglia di notte e vuole giocare anziche' dormire come tutte le creature della terra, anche quando pianta una bizza allucinante perche' VUOLE infilare le dita nella presa e non c'e' verso, anche quando ti sputa in faccia la pappa che hai preparato per la terza volta e vorresti ribaltargliela sulla testa, anche quando piange perche' vuol venire in braccio e quando e' in braccio piange perche' vuol scendere e quando e' sceso piange perche' vuol tornare in braccio!

I primi tre mesi sono tremendi.
Io poi ho scelto l'allattamento al seno. E l'allattamento al seno e' per definizione intrinseca "a richiesta". Ossia quando la vuole gliela dai. Ossia sempre. Stai tre mesi sempre con le tette al vento di giorno e di notte.
Il primo mese la notte forse dorme 4 ore di fila. Poi se dio vuole comincia a dormire anche sei ore e ti senti rinascere.
In compenso prima delle tre non si addormenta. E non sta buono a cuccia, ma piange e si lamenta e non capisci che vuole perche' in fondo non lo sa nemmeno lui. Che in questo caso e' proprio innocente, lui stava in un posto caldo e tranquillo e si trova catapultato in mezzo a suoni, odori, luci, freddo, disagio, pannolino, senza nemmeno averlo chiesto!
Poi dopo il secondo mese non vede l'alba dell'una e dal terzo mese in poi ti senti una miracolata perche' - a volte - si addormenta anche prima di mezzanotte. E' vero si sveglia ancora almeno 3 volte per poppare, ma poi ronfa fino alle nove del mattino e nel frattempo sei riuscita a mettere in pratica alcune strategie che ti permettono di sopravvivere.

E poi... ogni eta' ha i suoi lati positivi e quelli negativi, ma ormai sei abituata a svegliarti almeno due o tre volte ogni notte, gli compri la cassetta dei Teletubbies perche' non sara' educativo ma almeno puoi fare pipi' in pace e sediovuole sei tornata al lavoro cosi' almeno per sei ore se lo spupazza qualcun'altro :-)
Niente piu' libro sul divano, cenette intime a due, aereo e mare, niente piu' mondo unico a due, ma traballante ecosistema a tre.

Eppure, lo rifarei.
Schermo bianco
Di solito cominciavo così: carta e penna e libere associazioni, parole che seguono parole. Due o tre righe di riscaldamento e poi via all’emisfero destro.

Non ho più carta e penna ma tastiera e video e la cosa non mi lascia indifferente. Certo il vantaggio è la velocità con cui scrivo che si avvicina di piu’ al fluire dei miei pensieri.

Fluire.
Difficile, da dire.
Da un po’ i miei pensieri non fluiscono, ma singhiozzano.