15 settembre 2003

Primo giorno d'asilo

Gran baraonda di mamme e bimbi che via via e' andata scemando e alle voci dei genitori si son sostituite le lacrime dei bambini. A turno, come a ondate. Solo un paio di scene veramente isteriche che hanno portato scompiglio e preoccupazione negli altri bimbetti.
Gioele se l'e' cavata egregiamente. Sono rimasta con lui quasi un'oretta, abbiamo scoperto insieme com'era strutturata la classe, dov'erano i giochi piu' interessanti, si e' fatto buttare in terra da un piccolo teppista, e' corso anche in giardino che nei giorni scorsi aveva potuto vederlo soltanto da fuori.
Mi ha lasciato la mano abbastanza presto, si e' impegnato in un paio di puzzle, poi con le macchinine e si stava quasi lasciando trascinare in un girotondo, ma all'ultimo momento ha rinunciato. Prendere per mano due bambini? Troppa confidenza, ragazzi!
Gli ho ripetuto piu' volte che sarei stata un po' li' con lui, e quando l'ho visto abbastanza rassicurato alle prese con un trenino ho seguito la tecnica che avevo adottato al nido: la mamma ora va, torna presto ci vediamo piu' tardi. Abbraccio bacio, consegnato ad una maestra e via piu' veloce della luce.
Peggio tirarla per le lunghe, aumenta il disagio per il distacco e la convinzione che riuscira' a farmi restare li'.
Oddio, un paio di volte mi ha preso per mano e ha infilato la porta dicendo:"Vengo anche io a casa mamma che ho da fare", pero' non ci sono cascata :-)
L'ho lasciato che piangeva, ovviamente. E diceva:"Non voglio stare qui, portami con te!". Ai tempi del nido almeno non verbalizzava.
Cuore stretto ho ripreso la macchina, son tornata a casa e quando son stata parcheggiata li' a meta' tra il portone e il mio posto di lavoro finalmente sono scoppiata a piangere.
Ho lavorato un paio d'ore e sono tornata a prenderlo a mezzogiorno.
L'ho trovato tranquillo e sorridente, mi ha abbracciato forte forte, ma non ha pianto. "Sono felice che sei tornata te". Poi abbiamo salutato maestre e bimbi e siamo tornati a casa. A casa, dalla nonna no perche' "mi manca tanto il mio babbo". In macchina gli ho chiesto com'era andata, se si era divertito e lui mi ha risposto:"Gualda, non ne voglio nemmeno pallale adesso".
Cosi' ho riso sotto i baffi e l'ho lasciato cuocere nel suo brodo.
A parte i bambini che gli danno le spinte, sembra abbia trovato una bimba "motto calina che non mi da le botte", cosi' domani abbiamo deciso che la cercheremo insieme per chiederle come si chiama, che nell'emozione se ne e' dimenticato.
Prima di addormentarsi mi ha detto:"Domani devo tornare a cuola, che mi sa ho lasciato li' il mio saino".

Anche questa e' passata.

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