Stefano mi legge nel pensiero e riporta un attimo prima di me:
"vai a sapìri pirchì, appena rapruti gli occhi su una giornata che, da quello che si poteva vìdiri dalla finestra aperta, s'appresentava ummirosa e vintuosa, gli tornarono a mente due versi che sò patre usava ripetere di primo mattino quanno si susiva dal letto: "Accominzammo, con nova promissa, sta gran sullenni pigliata pi fissa". La gran solenne pigliata per il culo alla quale sò patre si riferiva, ma questo lo capì molto tempo appresso, era la vita stessa, la vita di tutti giorni. Bene, sò patre, ch'era omo serio, la nova promissa, il rinnovato impegno, quotidianamente la faceva e la manteneva. Ma lui, quella matina, susendosi per andare a farsi la doccia e passandosi una mano sulla coscienza, non si sentiva in grado di fare nessuna promissa né a se stesso né al mondo intero. Aveva solamente gana di tornare sotto le coperte, incuponarsi, ritrovare il calore e l'odore dei linzoli ancora cavudi, inserrare l'occhi e presentare le sue formali dimissioni da tutto per raggiunti limiti di di stanchizza, di noia, di sopportazione."
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