18 novembre 2003

to be continued...

E cosi', approfittando di un momento di distrazione del piccolo despota, sono salita in camera da letto e Giovanni mi ha chiamato inscenando la telefonata con Babbo Natale.
Ho sfoderato le mie migliori doti di attrice, attingendo dal profondo del diaframma il vocione, amplificato dal viva-voce.
Non l'avessi mai fatto.

Tenerissimo durante la telefonata, cocciutissimo - dopo - nel voler andare assolutamente a trovare Babbo Natale.
Non c'e' stato verso. Non l'ha convinto sapere che i bimbi che vedono Babbo Natale non ricevono i balocchi, che la Lapponia e' lontanissima, che era molto indaffarato, che stava rigovernando le renne che avevano dormito quasi per un anno. Quando si ficca una cosa in testa vorrei vedere qualcuno di voi in grado di fargli cambiare idea.

Verso le nove e un quarto, due adulti e un bambino vagavano in auto per una Firenze stranamente nebbiosa, cercando la casa di Babbo Natale.
Gioele, molto sicuro di se', ci ha dato le indicazioni per la strada portandoci fino alla piazza vicina alla casa della nonna, cantilenando in continuazione:"Dov'e' BabboNatale?"

Dopo venti minuti di ovvie, infruttuose ricerche, sono sbottata in un:"Non c'e'! Ha avuto un incidente con la slitta e le renne l'hanno pestato, ora e' in ospedale!" sottovoce e fra i denti ma non abbastanza perche' il piccolo non sentisse e chiedesse speranzoso:"In quale ospedale l'hanno portato?".

Per fortuna (?) prima che mi arrendessi alla voglia di raccontargli che Babbo Natale non esiste, ha pensato bene di cadere addormentato e cosi', col cappuccio sulle ventitre' e russando come un carrettiere lo abbiamo finalmente riportato a casa.

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