Insomma stamattina Gioele e' rimasto al nido anche per pranzo.
Altro piccolo passo verso l'indipendenza.
Altro strappetto al cordone ombelicale.
Molta malinconia per me, una festa per lui (anche doppia perche' mentre mangiavano nevicava), cosi' come deve essere.
In macchina pensavo che non vorrei aver nascosto in qualche piegolina del cervello il gene malato dell'iperprotettivita', cosi' come la intendeva la mia mamma. Cioe' IPERPROTETTIVITA' scritta in lettere maiuscole e grassetto. Un po' come quella signora di Livorno (ottantenne) che ha vegliato il figlio morto (quarantenne) per venti giorni. Che letta cosi' tutto sommato ti dici "amor di mamma". Non esattamente. La solita vicina racconta che madre e figlio da anni ormai vivevano in un mondo simbiotico tutto loro. Addirittura quando lui ha fatto il militare i genitori han cambiato citta' per un anno pur di stargli vicino.
Cosi' non l'ha lasciato andare nemmeno da morto e l'ha raggiunto quando alla fine ha chiamato i soccorsi.
- Parli bene tu che non volevi nemmeno farlo uscire dalla pancia, ed e' nato con venti giorni di ritardo!...
- Urgh!
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