14 dicembre 2007

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Negli ultimi tempi mi e' capitato spesso, per motivi diversi, di incontrare gruppi di persone del tipo piu' disparato.
Quello che ho sentito come bisogno piu' forte e' la necessita' di stare bene. Fisicamente innanzitutto, non sempre coscienti quanto questo sia specchio di un disagio interiore che a volte parte da molto lontano.

Ben poche persone pero' si chiedono cosa vogliano veramente, quale sia la fonte di felicita' che vanno cercando con cosi' tanto affanno.
E molti non lo sanno, anelano semplicemente al riposo, alla quiete.
Come se fossimo dotati di un interruttore che ci permettesse di azzerare le corse gli affanni gli acciacchi con un click.

Sono profondamente convinta che gran parte dei nostri malesseri derivino dal nostro modo di mal-vivere la vita quotidiana. E sono cosciente di aver scoperto l'acqua calda. Eppure, eppure... basterebbe cosi' poco a volte.

Come i dolori, le delusioni, i tradimenti, il senso di solitudine a volte si stratificano piano piano giorno dopo giorno, perche' non pensare anche soltanto a dieci minuti per noi stessi? Semplicemente lasciando andare i pensieri e svolgendo con attenzione qualsiasi azione stiamo eseguendo in quel momento. Camminare, lavare i piatti, viaggiare. Con consapevolezza.

So che aver fatto la scelta di smettere di lavorare e' un privilegio che solo grazie a Te posso concedermi. E ho imparato a sorvolare sugli sguardi eloquenti di chi mi considera un po' strana.

Ora che non temo piu' quando il tempo si dilata posso fermarmi a contemplare una cagnolina che guarda stupita una formica che le cammina davanti al naso, ammirare di nascosto mio figlio che si e' scelto un libro e legge partendo per un viaggio in cui esistono solo lui e i personaggi della storia, assaporare con gusto la preparazione di un piatto (io che odiavo cucinare).

Silenzio in casa ora, interrotto ogni tanto dal ticchettio di zampette sul pavimento in legno.
Ascolto.

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